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IL SONNO: QUANTITA’ O QUALITA’?

E’ ben noto, e non lo sostiene solo la National Sleep Foundation, insieme alla Word Association of Sleep Medicine, che le ore di sonno ideali per ricaricarsi, rigenerarsi e riposarsi a dovere durante la notte si aggirano intorno alle 7-8 ore, tuttavia non è la quantità ma la qualità delle ore.

Dormire, e soprattutto di dormire bene, è un bisogno primario per il benessere psico-fisico dell’individuo, nonché una funzione essenziale dell’essere umano. Molto spesso si crede che la quantità del sonno sia sinonimo di qualità. Tuttavia, quante volte è capitato di sentirsi stanchi anche dopo una lunga dormita? Questo accade perché si ha bisogno di dormire bene, piuttosto che dormire tanto.

Un esempio che conferma quanto possa addirittura essere controproducente un eccesso di ore di sonno è il senso di stordimento che ciascuno può aver provato a seguito di un apparente innocuo pisolino pomeridiano. Il classico “lusso” del fine settimana, che è alquanto bramato da chi durante la settimana non può concedersi nemmeno la pausa per il pranzo, spesso però si rivela più dannoso che benefico al risveglio. Ed ogni volta che capita, ci si trova a chiedersi come sia possibile, si è più stanchi che mai?

Riposare troppo e male non è affatto un buon modo per dare sollievo al nostro fisco, ma anzi lo sottopone ad un maggiore stress. Per questo motivo, è importante conoscere il ciclo del sonno, che è indice di uno stile di vita sano e di un sonno equilibrato. Infatti, la qualità, oltre che la quantità del sonno, è fondamentale per affrontare le ore diurne in salute.

Il sonno si caratterizza per la presenza di due fasi, la fase REM e la fase non-REM:

  • Fase non-REM: è la fase che dalla veglia, porta al rilassamento del corpo e allo stadio di sonno profondo effettivo.
  • Fase REM: fase di maggior attività oculare che si associa però ad un maggior rilassamento muscolare generale del corpo.

Entrambe sono oggetto di studio tramite diversi strumenti:

  • monitoraggio delle onde cerebrali
  • elettroencefalogramma che registra l’attività elettrica del cervello
  • elettrooculografia che monitora i movimenti oculari
  • elettromiografia che invece rileva i movimenti muscolari

L’analisi dei dati rilevati da questi strumenti su diversi soggetti ha portato gli studiosi a dedurre che non esiste un numero di ore di sonno prestabilito per tutti, poiché il fabbisogno varia da persona a persona e si basa su esigenze individuali, nonché anagrafiche. Infatti, gli studi hanno evidenziato che i ritmi del sonno differenti in base alla fascia di età e diminuiscono da un punto di vista quantitativo, con l’aumentare dell’età.

In quest’ottica la resistenza al sonno diventa un indicatore dell’età biologica: quanto si è più giovani, tanto più a lungo si riesce a rimanere svegli. Di segno negativo, invece, è la capacità di addormentarsi con più frequenza e facilità: con l’avanzare dell’età, infatti, la resistenza al sonno diminuisce, provocando addormentamenti ripetuti ed anche improvvisi.

E’ bene quindi dotarsi di un sistema di riposo che soddisfi le esigenze del proprio corpo e che possa favorire un riposo rigenerante.

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